Archeologia sperimentale

Archeologia sperimentale

Al fine di identificare e caratterizzare le stigmate tecniche di difficile riconoscimento, di rilevare le modalità di realizzazione e gli strumenti utilizzati per la trasformazione di varie materie prime e ricostruire i procedimenti e i metodi di lavorazione, l'archeologia sperimentale è uno strumento d'indagine di primaria importanza. Oltre che contribuire sensibilmente allo svolgimento dell'analisi tecnica, permettendo di verificare sperimentalmente le ipotesi formulate e di disporre di un più ricco bagaglio d'informazioni, essa è ampiamente utilizzata per l'analisi delle tracce d'uso. La riproduzione delle attività praticate durante la preistoria, effettuata mantenendo le condizioni materiali più prossime a quelle antiche, permette di realizzare una collezione di confronto utile all'identificazione e all'interpretazione delle tracce presenti nei manufatti archeologici. 

Nell'ambito della ricostruzione di un villaggio preistorico e delle diverse attività artigianali ad esso connesse, sono state realizzate alcune attività sperimentali, che prendono spunto dalle osservazioni tecnologiche condotte sui reperti provenienti dal sito di Su Coddu (Selargius, Cagliari). 

Gli esperimenti di scheggiatura, soprattutto dell'ossidiana, e la produzione sperimentale di accette litiche levigate hanno permesso di caratterizzare alcune stigmate nelle diverse fasi di trasformazione. 

Nel campo dell'analisi dei manufatti ceramici, la riproduzione di alcuni trattamenti di rifinitura delle superfici ha consentito di verificare le ipotesi sui tempi, le modalità e gli strumenti in grado di determinarle. Emblematico l'esempio del tegame Sub-Ozieri, recipiente fossile-guida del primo Eneolitico in Sardegna, le cui caratteristiche strie sulla superficie esterna sono state riprodotte sperimentalmente e ricondotte ad operazioni di rifinitura mediante rabotage. Allo scopo di determinare e caratterizzare alcune variabili importanti nella fase di cottura, sono state effettuate delle cotture sperimentali realizzate in fossa poco profonda a livello del terreno. 

Al fine di riprodurre sperimentalmente alcuni punteruoli e punte in osso, dei metapodi di pecora sono stati inizialmente fratturati e i supporti così ottenuti sono stati rifiniti per raschiamento e abrasione. Per ciò che concerne la prima fase di lavorazione, l'obiettivo è stato quello di caratterizzare i piani di frattura derivati dall'impiego della percussione diretta, applicata trasversalmente, in diversi stati di secchezza dei blocchi di materia prima. Le differenti stigmate lasciate dal raschiamento e dall'abrasione sono state descritte e caratterizzate in rapporto alle variabili prese in considerazione (stato della materia prima, tipo di strumento litico utilizzato).

Pubblicazioni

  • CAPPAI R., DORO L., MANCA L., MELIS M. G., PIRAS S. , Between research and tourism: a case of integrated experimental archaeology in Sardinia , in GHEORGHIU D., CHILDREN G. (edited by), Experiments with past materialities, 14th EAA meeting, Malta , 16-21 Settembre 2008 , BAR Int Series S2302 , 2011 , pp. 117-131
  • MELIS M.G. , Tra ricerca, divulgazione scientifica e valorizzazione delle risorse culturali: il laboratorio di archeologia sperimentale della Facoltà di Lettere , in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Sassari , 2010 , pp. 269-275