Le ricerche paleobotaniche in contesti archeologici, fornendo informazioni sul paesaggio vegetale pregresso, contribuiscono al processo di ricostruzione paleoambientale e approfondiscono le conoscenze sull'utilizzazione delle piante nella vita quotidiana e sul grado di cultura materiale raggiunto dall'uomo nell'antichità. In Sardegna le indagini sui resti vegetali in scavi archeologici sono ancora scarse e frammentarie, ma risultano estremamente utili per comprendere il rapporto di interazione delle antiche comunità sarde con le risorse vegetali del territorio, per esempio per quanto riguarda l'uso e la tecnologia del legno, alcuni aspetti rituali legati al culto dei morti, l'analisi spazio-funzionale dei reperti, e la composizione della vegetazione legnosa locale. Il contributo archeobotanico arricchisce le ricerche interdisciplinari di archeologia ambientale, coordinate dagli archeologi, con l'apporto di altre discipline naturalistiche. 

Nell'ambito di una collaborazione consolidata tra l'Università di Sassari e il Laboratorio di Paleobotanica e Palinologia del Dipartimento di Biologia Ambientale, Sapienza Università di Roma, sono stati studiati i macroresti vegetali carbonizzati (legni, semi e frutti) contenuti nei sedimenti di riempimento della domus de janas IV della necropoli di S'Elighe Entosu (Usini, Sassari), della tomba 3 di Iloi (Sedilo) e di varie unità stratigrafiche dell'insediamento di Selargius. Tra i risultati più significativi l'utilizzazione di Vitis vinifera a scopo rituale e la presenza di boschi meso-igrofili che denotano un ambiente relativamente umido a Usini, e un paesaggio naturale diversificato e favorevole alle attività antropiche (pratiche agricole, allevamento, strutture abitative e focolari) nelle zone circostanti l'insediamento prenuragico di Selargius.